Per una scuola pubblica al servizio dell’emancipazione degli studenti e della società.
La Scuola pubblica è in un momento di grande tensione in Italia da quando, l’11 Marzo scorso, la Commissione incaricata dal Ministro per Istruzione e il Merito ha pubblicato la nuova revisione delle “Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo dell’istruzione” che dovrebbero guidare tutta la programmazione scolastica futura.
Il documento ha scatenato un forte movimento di protesta, promosso da una rete che comprende ad oggi più di 20 enti nazionali e rilanciato da dozzine di enti, consigli docenti, comitati genitori e aggregazioni di base in maniera diffusa in tutta Italia.
Le critiche riguardano il contenuto, ma anzitutto il metodo: il testo, è stato elaborato al chiuso della Commissione di esperti senza prevedere una fase di confronto a valle e soprattutto senza aver svolto una verifica e un’analisi dell’efficacia e dell’applicazione delle Indicazioni del 2012, che furono costruite in maniera ampiamente collegiale e sono ancora lontane dall’aver esaurito il proprio compito di indirizzo.
Rispetto al contenuto le critiche partono dalla stessa filosofia generale, che intende la Scuola come un corpo separato dalla società, rivendicando ad essa il compito dell’Istruzione e lasciando alla famiglia quello dell’Educazione. Nel Manifesto “Il mondo che vogliamo, i valori che difendiamo” con cui nel 2022 i Movimenti dell’Educazione Attiva hanno voluto riaffermare l’attualità del loro impegno “per un mondo unito nella fratellanza, nella solidarietà e nella cooperazione”, creando Convergence(s) per l’educazione, al punto 8 si afferma la necessità di una “Scuola aperta e democratica [1]”, che viene così descritta: “ La scuola non è una fortezza o un santuario isolato dal mondo, ma fa parte di un ecosistema educativo e culturale aperto.”
Una sintonia che il Movimento di Cooperazione Educativa, membro della Fimem e la Federazione Italiana dei Cemea, associata Ficemea, i due movimenti italiani che insieme al Polo Europeo per la conoscenza organizzano la prossima Biennale a Verona nel 2026, hanno espresso con forza nel criticare il documento ministeriale, organizzando il 2 Aprile una giornata di studio ospitata dall’Università Roma 3 e convocando poi una Conferenza stampa alla Camera dei Deputati, nella quale, insieme alle altre forze professionali e democratiche legate all’educazione e alle professioni docenti, hanno presentato il documento: “Per una scuola democratica e costituzionale Critiche alle Indicazioni 2025” nel quale si elencano le principali carenze e critiche al documento, tra le quali emergono i seguenti temi:
• In contrasto con la libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione le NI2025 definiscono in modo rigido contenuti e modi dell’insegnare e orientano all’uso di pratiche didattiche trasmissive, funzionali a una valutazione classificatoria e selettiva;
• si intende l’inclusione come assimilazione, la storia patria ritorna ad essere lo strumento di costruzione di una italianità che non tiene conto della complessa realtà sociolinguistica e culturale del nostro Paese, oggi più che mai ricca e plurale [2];
• un'idea di valutazione che, concentrata com'è a "valorizzare lo studente" e i suoi talenti non è chiamata a dare forma ad alcuna attività e a regolare i processi.
• il termine “famiglia” viene sempre declinato al singolare, ignorando la varietà e la complessità delle configurazioni familiari presenti nella società contemporanea, così come non viene citato il “genere” dando per assoluta una binarietà uomo- donna [3];
• Per la scuola dell’infanzia ci si occupa dei contenuti dell’insegnamento senza assolvere alla funzione sociale necessaria per il sistema 0/6 anni: promuovere la coesione, l’inclusione e la capacità di convivere in contesti sociali eterogenei;
• bambine, bambini e adolescenti non sono mai riconosciuti come soggetti autonomi, portatori di saperi, capaci di contribuire e partecipare alla comprensione della realtà e dei cambiamenti;
Quest’ultima voce, quella che non riconosce a bambinɘ e ragazzɘ l’autonomia e la voglia di apprendere e di “se faire oeuvre de soimême”, per noi che affermiamo i principi dell’educazione attiva è inaccettabile; le NI2025 affermano che “L’allievo, infatti, non sceglie di desiderare di imparare, sceglie il modello che sa stimolarlo in tale direzione.“ [4] La fiducia nel bambinɘ è assente, non è lui il soggetto dell’apprendere, ma il Maestro (maschile e maiuscolo) è il modello a cui conformarsi.
Su tale tema prende la parola anche l’Alleanza per l’Infanzia [5], “un think tank al servizio di bambine, bambini e adolescenti che mette in rete istituzioni e società civile, con l’obiettivo di orientare le politiche dei governi, nazionale e locale, e le opinioni delle persone per produrre dei significativi cambiamenti nelle vite dei giovanissimi”, che al punto 4 del suo documento denuncia:” Anche le bambine/i più grandi, per altro, sono assenti come soggetti di bisogni e diritti specifici. La loro soggettività nel processo educativo e di apprendimento è pressoché ignorata nelle “Nuove indicazioni 2025 - Scuola dell’infanzia e Primo ciclo di istruzione”.
E anche qui torniamo a quanto afferma il Manifesto di Convergence(s) sui compiti della Scuola che, per contribuire “alla costruzione di una società democratica” deve “sperimentare relazioni umane basate sulla solidarietà tra gli attori” e quindi garantire a bambinɘ e studentɘ la “partecipazione all'organizzazione del loro apprendimento, all'elaborazione del loro percorso formativo, alla riflessione sui metodi didattici utilizzati con loro”.
Un’ultima riflessione va al ruolo del libro di testo in una Scuola che vuole tornare ad essere trasmissiva e fortemente centralizzata nelle indicazioni dei contenuti da diffondere e far radicare. Le NI2025 a questo proposito sono candide nell’affermare che è meglio risparmiare agli alunni la ricerca delle fonti del sapere, meglio abbeverarsi alla buona acqua imbottigliata nel sussidiario, il libro di testo, già in preparazione presso gli editori scolastici, assicura il Ministro. Un libro di testo che garantirà allo stesso Maestro di non inventarsi nulla e portare a termine la sua funzione di stampo.
E allora non resta che ripartire dalla più classica forma di autodeterminazione che ci hanno lasciato le migliori tradizioni educative e pedagogiche, che proprio nella ricerca del sapere e nella produzione dei propri testi si sono espresse ed esercitate, da Milani a Lodi a Sardelli, per non parlare di Freinet.
- Manifeste Convergences 2022 https://www.convergences-educnouv.org/fr/publications/textes-de-references/le-manifeste
- Vedere a tale proposito quanto scritto in questo documento dalla Società delle storiche https://societadellestoriche.it/wp-content/uploads/2025/03/Comunicato_SIS_Indicazioni_nazionali_scuola_primaria_2025.pdf
- Vedere a tale proposito quanto scritto in questo documento dalla Associazione Scosse https://www.scosse.org/primi-appunti-sparsi-sulle-nuove-indicazioni-per-la-scuola-dellinfanzia-e-il-primo-ciclo-di-istruzione/
- “On oublie trop souvent qu'un enseignant est « magis », plus ». Les nouvelles Indications nationales 2025 p.9
- https://www.alleanzainfanzia.it/topics/nuove-indicazioni-2025/